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    Antony "Mahote" Grissem ✲ Link Scheda ✲ 16 Anni

    Non riveleresti il trucco in ogni caso, è la regola di qualsiasi mago, no? E poi dai, questo è pure semplice e non necessita di quasi nulla. Ma torniamo al discorso principe. Le porgi la mela ed ella l'accetta.
    Non devi ringraziarmi dice lei, koseling è... tutto ciò che ti provoca gioia. Una parola in una lingua straniera, suona così strana eppure talmente perfetta da farti chiedere come mai non fosse stata detta prima.

    Lei ti sorride, per poi porti la fila di campanellini. La afferri, sei felice, la riponi in una tasca mentre il cilindro viene posto sulla tua testa. Pregusti già ciò che potresti farci.
    E nel mentre il tempo scorre, insaziabile e senza fermarsi, la marea s'alza e divora la spiaggia. Lei vorrebbe allontanarsi, ma noi sappiamo bene cosa vuoi tu. Il tuo desiderio. Un abbraccio ed una mela non bastano, lo sai, lo senti.

    Ciò che cerchi è qui vicino.

    Ma la marea s'innalza come a volerti scoraggiare. Lo vedo nei tuoi occhi, non vuoi arrenderti, per lei non vuoi fermarti. Un sacrificio, uno sforzo inutile? solo il tempo potrà dirci l'esito delle tue azioni.

    "Fai pure" inizi a dirle "Io resterò qui ancora un poco".
    Ed eccoti lì, a riprendere la ricerca. Una valigia di plastica grigia diceva, nevvero? Chinato in avanti, rovisti tra i relitti, le mani nell'acqua. Ti sposti alla ricerca di ciò che un tempo fu della tua nuova amica, riuscirai nell'impresa o invece verrai sconfitto dal tempo? Ti allontani, incurante di ciò che lei potrebbe dire, raggiungi un punto più lontano e l'acqua oramai ti raggiunge luoghi che è meglio non pronunciare. Anzi, li ha superati. Sollevi un grosso pezzo bianco di qualcosa, e sotto di esso... sorpresa! Ryan stai guardando vero? Guarda cosa l'ostinazione di un piccolo mago può svelare. Osserva la sua magia!
    La vita è degna di essere vissuta solo se puoi viverla appieno
     
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    Ryan "Atlas " Svane ? ? ? 21 ? Theme Song
    Inclinò appena il capo verso destra quando Mahote le disse che sarebbe rimasto lì un altro pò. Cosa doveva farci? L'acqua era decisamente fredda ed inoltre si sarebbe velocemente alzata di livello. Dal canto suo, Ryan non poteva permettersi di prendersi un accidente e diventare una presenza ancora più inutile di quanto già non fosse, quindi si allontanò di qualche metro, sino a quando le onde non tornarono a lambirle le caviglie. Tenne sempre d'occhio la figura minuta del ragazzo, temendo che potesse succedergli qualcosa. Dopo il naufragio, non si fidava per nulla del mare.
    Non che si fosse mai fidata, in realtà.
    Era stato il mare a tenerli separati dal resto del mondo per anni, a tenere celati come protetti da uno scudo di vetro le foreste, la sua casa, i suoi affetti. Aveva vissuto in una bolla per la maggior parte dei suoi anni, ma suo padre le diceva sempre che il mare proteggeva. Li aveva protetti secoli orsono dalle invasioni degli altri popoli europei, temprando la popolazione forte che erano diventati.
    Proteggeva, sì; adesso infatti proteggeva il cadavere di suo padre, chissà, magari aveva trovato la pace nell'elemento che avevano provato ad affrontare e da cui erano stati sconfitti.

    Ebbe l'impulso di gridare a Mahote di tornare indietro: l'acqua ormai gli aveva superato la vita e la sensazione acida della paura le ribolliva nella bocca. Appena socchiuse le labbra per chiamare il suo nome, però, vide il ragazzo sollevare un indistinto oggetto chiaro. Sembrava avesse trovato un inestimabile tesoro lì, ma non le importava: l'acqua per lei era assolutamente un pericolo mortale.
    » Torna indietro Mahote, l'acqua è troppo alta! « gridò lei, cosa gli costò una fitta di dolore al fianco e fu costretta a premerci sopra col palmo, per cercare di trattenere il dolore pungente.
    Avanzò di qualche altro passo nell'acqua, non distogliendo mai lo sguardo dalla figura del ragazzo. Udì anche dei tuoni in lontananza, figli delle nuvole gravide di pioggia che si avvicinavano all'Isola.
    Dovevano mettersi al riparo: le piogge tropicali potevano essere brevi, ma devastanti.
    " You have survived the war.
    Now live with the trauma. "

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    Antony "Mahote" Grissem ✲ Link Scheda ✲ 16 Anni

    Non ti preoccupare ragazza, il nostro Mahote sa quel che fa. Vero che lo sai?
    Non stavi andando alla cieca spinto da chissà quali sentimenti ed emozioni. No, certo che no!
    Non sei stato talmente ostinato da rischiare di prenderti un malanno. Ma no, per nulla!
    Non hai fatto tutto questo nella vana speranza di adempiere alla promessa. No, assolutamente no!
    Ebbene, quale che sia la verità, a quanto pare hai vinto tu. Il grosso oggetto bianco che hai rimosso nascondeva un piccolo tesoro, nel luogo ove era sito, e ora è ben visibile ciò che vi si trovava sotto.

    Ragazza, allora? Sei così lontana da non vedere proprio nulla^ Tranquilla, il nostro coraggioso mago farà tutto il necessario per permettertelo! Non è parco di buona volontà, sa il fatto suo, e poi può fare le magie! Certo, magie a modo suo, ma pur sempre tali.
    E poi ha una buona dose di pazzia ed ostinazione, quanto basta per rendere possibile l'impossibile, per fare ottenere quel qualcosa in più che ai molti è precluso.

    La sua personalissima magia.

    Osservalo! Osserva la sua opera, il frutto della sua volontà, guarda cosa sta trascinando mentre si avvicina alla riva. A te. Ciò che ha trovato sotto il grosso oggetto bianco. Rifiuta ogni aiuto che potresti offrirgli, non vuole farti affaticare di più.
    La vedi? La riconosci? Man mano che ritorna sui suoi passi, che torna dalla sua padrona, riconosci quell'oggetto? Rettangolare, grigio, grosso.
    Potresti dubitarne, non credere ai tuoi occhi, pensare ad uno scherzo del mare.
    Ma no, quando finalmente quella cosa viene estratta dall'acqua e posata sulla sabbia ogni dubbio è dissipato.

    E' una valigia.

    La tua valigia.

    E accanto ad essa, stanco ma soddisfatto, il giovane mago ti fissa sorridente.
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    Ryan "Atlas " Svane ♀ ▼ 21 Theme Song
    Le palpebre di Ryan si sollevavano ogni volta che il ragazzo faceva un passo nella sua direzione, trasportando sul velo del mare cobalto quell'oggetto chiaro così tremendamente familiare.
    Mano a mano che si faceva più vicino, il suo ricordo bucava il guscio della sua memoria assopita, diventava sempre più nitido e chiaro. Il cuore allora cominciò a martellarle nel petto, tanto che la speranza che quella potesse essere veramente la sua valigia cominciava a serpeggiarle veloce dalla mente sino al petto, riscaldando e agitando il cuore.

    Quando allora Mahote raggiunse finalmente la spiaggia, lei non sapeva se rimproverarlo per la sua avventatezza o ringraziarlo, anche solo per averci provato.
    Con gli occhi spalancati dalla sorpresa e con la bocca socchiusa in due parentesi, si inginocchiò accanto a quel guscio grigio di plastica rigida e la sfiorò dapprima con le dita.
    Se voleva sapere se quella fosse veramente la sua valigia o no, doveva solo fare una cosa: aprirla.
    Allora fece scorrere le dita sulle chiusure, le fece scattare verso l'alto.

    Almeno ad una prima occhiata, sembrava ci fossero solo dei vestiti (che lei non riusciva a riconoscere); erano inzuppati e pieni di sabbia, ma sarebbero potuti servire alla comunità. Cominciò quindi a scavarci al suo interno in cerca di qualcosa che potesse ricordarle casa, o quello che era stata e di cui ora si stava lentamente dimenticando.
    Continuò a rovistare, sentendo venir sempre meno la scintilla di speranza che aveva provato inizialmente. Poi, però il suo indice sfiorò qualcosa di affilato e sottile.
    Afferrò saldamente quello che sembrava essere un manico, e lo tirò fuori: i suoi occhi si illuminarono. Carezzò con le dita la figura affilata del suo coltello, mentre una serie di ricordi cominciavano ad alleggiarle nella mente.
    Era fatto a mano, la fattura era di indubbia qualità. L'impugnatura era ricoperta di sottili fili di cuoio, per renderla più maneggevole. Tra queste sottili linee castane era incastonata una pietra dalle sfumature violette, una piccola gemma d'ametista. Essa non si sarebbe mai potuta distaccare, perchè destinata a durare quanto il pugnale stesso.

    Un potente tuono le fece ricordare dove si trovasse, con chi, e sul fatto che dovevano spostarsi velocemente da lì. Si infilò il coltello nella cintura dei pantaloni, e si rivolse a Mahote.
    » Andiamo. « ma il suo tono lasciava capire che stava architettando qualcosa.
    Cominciò a risalire la scogliera, mentre il vento diventava sempre più forte e umido. Aveva scoperto un posticino tranquillo dietro alcune capanne; non sapeva di chi fossero, ma i loro tetti spioventi adiacenti offrivano un buon riparo.
    Fu proprio lì che si sedette, sfilandosi il cappotto e recuperando la piccola mela dalla tasca.
    Cercò, con un sdguardo che non ammetteva rifiuti, di poggiare il soprabito sulle spalle di Mahote. Dopotutto, sapeva quando potesse essere difficile guarire da un raffreddore lì.
    Sfilò il coltello dalla cintura, e cominciò a tagliare il frutto. » Io non so come ringraziarti. « esordì infine, allungandogli la metà della mela che aveva tagliato per lui.
    Nel frattempo, la pioggia aveva cominciato a cadere fitta, mentre i tuoni rimbombavano all'orizzonte e i lampi sfrecciavano nel cielo. Ma loro lì erano al riparo, in un cantuccio di fortuna, ma che a cuor leggero, mangiavano serenamente una mela tirata fuori da chissà dove.
    " You have survived the war.
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    Antony "Mahote" Grissem ✲ Link Scheda ✲ 16 Anni

    Osservala, mentre la sorpresa invade i suoi occhi, mentre cerca conferme che sia proprio la sua valigia. Osserva il suo volto e le sue reazioni, e siine contento: hai svolto bene il tuo lavoro! Guardala frugarvi dentro alla ricerca di qualcosa di suo, di specifico, vedi la sua reazione? Lo ha trovato.

    Estrae un coltello, decorato, evidentemente a lei caro, importante, un ricordo della famiglia magari.

    E così, col premio in mano infine ritrovato, potete lasciare la spiaggia col sorriso nuovamente sul volto. Un tuono rimbomba nelle vostre orecchie, la tempesta s'avvicina, non potete rimanere lì! Muovetevi, andate, risalite la scogliera ecco così da bravi, attenti a non scivolare però! Potete farcela, credete in voi stessi, come avete fatto sin'ora. Non smettete proprio adesso, non dovete.

    Superate la tempesta ed il vento, vincete le intemperie, stanchi ma soddisfatti infine giungete in un luogo tranquillo e riparato sito dietro alcune capanne ove vi sedete.

    La fissi sorridente, e poi con sorpresa quand'ella ti sistema addosso il soprabito, non sai come comportarti per caso? Bhe, ti sei fatto un'amica direi, tu che ne dici? La ringrazi con lo sguardo e ti stringi nel vestito, alla ricerca del tanto agognato caldo. Accetti poi la metà della mela con un sorriso, e prima di iniziare a mangiarla le parli.

    "Non c'è bisogno, è stato un piacere."
    Ti basta vederla felice e raggiante, splendente in quest'angolo dell'isola, con accanto una fitta pioggia ed il rimbombo dei tuoni.
    E così, mangiando una mela con serenità, rimasero in quel piccolo angolo di tranquillità del mezzo dell'infernale diluvio universale.

    "Speriamo finisca presto di piovere, non vorrei che ti prendessi qualche malanno tu. E poi qui sotto si sta larghi, c'è spazio per due."
    Ti preoccupi per lei, ovviamente, vorresti ridarle il soprabito ma hai paura di offenderla, e quindi cosa farai? Potreste starci entrambi lì sotto, ma considerato quanto siete bagnati non sarebbe forse la migliore delle idee. Oppure potreste farlo comunque?

    "Mi racconteresti la sua storia?"
    Ed infine ecco che la curiosità riprende il soppravvento in te, ed ecco che poni una domanda riferendoti ovviamente sia con le parole che con lo sguardo al piccolo tesoro trovato nella valigetta. E già stai fantasticando su cosa potrebbe risponderti.
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    Ryan "Atlas " Svane ♀ ▼ 21 Theme Song
    Ryan si accucciò poco lontano da Mahote, raggomitolandosi nella felpa leggera. Era abituata al freddo, vi era cresciuta assieme. Non aveva mai temuto la neve, il ghiaccio, l'acqua gelata. Aveva imparato a conviverci, dopotutto nel luogo da cui proveniva non poteva fare altro se non abituarcisi.
    E poi, anche se l'inverno veniva sempre additato come simbolo di morte, Ryan aveva sempre pensato che l'inverno fosse soltanto riposo, in attesa del risveglio. Nessuno aveva mai notato che, sotto alle spesse lastre di ghiaccio di un lago, la vita dei pesci proseguisse come prima? O che le volpi, dopo aver cambiato il pelo, continuavano il loro curioso saltellare nella neve in cerca di cibo?
    Era una sensazione che non l'abbandonava mai, quella del freddo. Ma ora sembrava che, almeno per il momento, si fosse attenuata un pochino. Per questo quando Mahote le propose di unirsi a lui e al suo cappotto, lei scosse semplicemente il capo.

    Continuava ad osservare il coltello, dopo averlo pulito dalla polpa zuccherina della mela. Mangiare quel frutto le aveva fatto bene al morale, così come parlare un pò con un suo simile.
    Non si sorprese, infatti, quando le chiese la storia del suo pugnale. E lei non era neanche così dispiaciuta di raccontaglierla; dopotutto, era stato proprio lui a ritrovarlo. » Mio padre lo ha ereditato da suo padre, ed ora è mio. Mio nonno diceva che questo pugnale sia un pezzo unico di ossidiana, intagliato a forma di coltello direttamente nella roccia, e che questa gemma di ametista vi sia incastonata da chissà quanti anni. « disse, in un inglese scarso fuso al norvegese.
    Glielo porse tenendo in equilibrio il manico sul palmo, per mostrarglielo.
    » Non so quanto di questa storia corrisponda al vero, ma mi piace pensare che sia un dono della Natura agli uomini, per aiutarli nella loro sopravvivenza. «

    Aveva rifiutato l'invito del giovane mago, ma quando la pioggia si fece più intensa ed il vento più freddo, fu costretta a ritrattare. » Ti dispiacerebbe...? « chiese, alludendo al lasciarle anche solo un pò di spazio per incastrarsi sotto al cappotto.
    Le ricordava quando si era costruita un rifugio di fortuna nella foresta, e si scaldava con la pelliccia dei suoi due cani-lupo. Erano ricordi spezzato, cofusi, ma c'erano. E la facevano sentire bene.
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    Antony "Mahote" Grissem ✲ Link Scheda ✲ 16 Anni

    Ella si sistema poco lontano, rifiuta la tua offerta di condivisione, aspetta e fissa l'oggetto del tuo interesse.

    E così ella inizia a raccontare la storia di quel cimelio a lei tanto caro, e mentr'ella parla tu l'ascolti con interesse e trasporto, cerchi di comprendere le sue emozioni, le espressioni sul suo volto, i movimenti dei suoi pensieri. Immagini i suoi ricordi che le affollano la mente, e tutto ciò che essi le provocano.

    Lo prendi in mano, con attenzione, con delicatezza, quasi tu abbia paura di romperlo.
    Lo osservi in ogni suo più piccolo particolare, ogni sua sfaccettatura, ogni suo dettaglio.
    Lo tocchi, lo sfiori, lo studi, come se fosse l'oggetto più prezioso del mondo.

    "E' una bella storia invero, e poi sai come si dice no? In ogni racconto c'è un fondo di verità."
    Inglese fluido o meno, semplice per quanto tu possa riuscire a renderlo, questo è ciò che dici.

    E poi la pioggia si intensifica, e senza preavviso o quasi la ragazza ritratta le proprie parole e ti chiede di unirsi a te sotto al cappotto, nessun problema, lo fai volentieri, lo alzi per farle spazio e poi gliene lasci quanto basta, accennando a cingerle le spalle con un braccio, mentre con l'altro tieni ancora il pugnale.

    "E' un bel pugnale, davvero. Tienitelo caro, su quest'isola si fa presto a perdere ciò che si ha."
    Ed ecco che fai un'allusione ai ladruncoli, perché si, nonostante la situazione nella quale vi trovate ed il bisogno di collaborare, anche qui vi è qualcuno che ogni tanto sgraffigna le cose altrui.

    Ma per intanto, perché no, potreste restare abbracciati sotto al cappotto, senza alcuna malizia o desiderio, sol per stare al caldo e non sentirsi soli.
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    Ryan "Atlas " Svane ♀ ▼ 21 Theme Song
    La ragazza scrollò le spalle, incerta se quella potesse essere veramente la storia del suo pugnale o meno. A lei piaceva pensarla a quel modo, che fosse realtà o una semplice leggenda fatta per fargli acquistare più valore non le interessava. Per lei quel semplice oggetto dalla lama acuminata aveva già un valore inestimabile e sembrava che anche il giovane mago accanto a lei pareva serbargli lo stesso rispetto: lo maneggiava con cura e lei ne era felice e sollevata al contempo.
    Mahote accettò poi di accoglierla sotto a quella sorta di rifugio improvvisato, lasciandole un pò di spazio per sistemarsi in un cantuccio. Ryan udiva la pioggia battere e ticchettare con forza sulla superficie di fustagno del cappotto sopra alle loro teste, ma il rumore non la disturba. Non la disturbano i tuoni che rombano in lontananza. nè l'aria umida e nebbiosa. Seppure la sensazione di freddo non la abbandonasse mai, trovava ci fosse un bel tepore lì sotto, seppur la situazione fosse abbastanza inusuale.
    Le parole del ragazzo la fecero voltare verso di lui con la sua solita aria laconica ma stavolta nei suoi occhi si celava curiosità: se aveva capito bene, aveva detto che su quell'isola si perdeva subito ciò che si aveva. Le sfuggì un mugolio amareggiato, come a voler sostenere quella considerazione, e ci riflettè sopra. Di certo non avrebbe mai lasciato il suo pugnale in giro, l'avrebbe sempre tenuto con sè e sarebbe stata ancora più guardinga di quanto già non fosse. Ma cercò di guardare oltre al significato reale, di rasentare le vie dell'introspezione: » Non soltanto il pugnale, immagino. « disse mantenendosi sul vago, senza colpire un argomento preciso.
    Supponeva non fosse l'unica alla quale gli eventi -o l'Isola in questo caso- avesse tolto qualcosa o qualcuno di importante; paradossalmente, tutti erano legati dal fatto che in un modo o nell'altro si erano perduti o avevano perduto. E si erano ritrovati, come falene attratte letalmente dalla luce della fiamma, in quel posto sconosciuto e sperduto al resto del mondo e degli uomini.
    » Tu hai.. perduto qualcuno? « chiese quasi in un mormorio, senza invadenza, senza pretendere che rispondesse. Avrebbe potuto anche non farlo, per lei sarebbe stato lo stesso. Notò che aveva ancora il suo pugnale stretto nella mano; glielo avrebbe lasciato tenere fino a quando avesse voluto, non era un problema.
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